Gennaio 2017

Nel 2016 200.000 messaggi web hanno parlato di Pesto ed è rinato il piacere di usare il mortaio. A fine anno ha tenuto banco la critica a Master Chef dove, nella finale che ha eliminato una concorrente genovese, è stato usato un tipo di basilico che i veri intenditori rifiutano di prendere in considerazione.

Nel 2016 l’Osservatorio Internazionale del Pesto, ha monitorato 200.000 messaggi web riguardanti il tema del Pesto. I contenuti informativi in essi presenti si riferivano a Genova e alla Liguria in media per il 20%, salvo nelle settimane del Campionato Mondiale dove l’associazione tra Pesto al Basilico e Genova ha toccato il valore eccezionale del 70%.

Analizzando più a fondo l’uso di mortai e pestelli, nel 2016 abbiamo rilevato una media di 70 nuovi contenuti ogni settimana con un picco di oltre 500 in occasione del Campionato Mondiale. Sono cifre significative perché mortai e pestelli stanno riconquistando ruolo nei comportamenti sociali dopo essere praticamente scomparsi da scuole, manuali, ricette e da scambi nei social. Questi dati sono una verifica concreta dell’azione di salvaguardia di bene culturale immateriale effettuata tramite il Campionato - su cui è in corso la domanda per accedere al riconoscimento UNESCO - che non sarebbe stato possibile misurare senza le tecnologie utilizzate dall’Osservatorio.

Un ultima curiosità di fine anno riguarda la puntata di Masterchef Italia del 29 dicembre. La prova finale per entrare nei 20 finalisti consisteva nel preparare il Pesto con il mortaio in soli 10 minuti. Ha partecipato una genovese che non ha vinto ma sul web molti liguri e intenditori hanno rimarcato che il basilico utilizzato “aveva le foglie molto grosse e quindi certo non era quello giusto per noi che si riconosce dalle foglie piccole” e che fa la differenza fra il Pesto della Liguria con tutti gli altri, per quanto fatti bene.

Nel 2017 l’Osservatorio Internazionale del Pesto Genovese, sponsorizzato dalla rete genovese di Monitoring Emotion che effettua l’analisi semantica dei messaggi in rete, continuerà a produrre un rapporto mensile su quanto e come appare il prodotto bandiera dell’enogastronomia ligure, a beneficio dell’Associazione Culturale Palatifini e di analisti, cultori, giornalisti, imprenditori e enti e associazioni che si occupano di enogastronomia e marketing territoriale